Week-end nero, l'ennesimo, per gli arbitri: società ormai allo stremo
Partiamo da un dato certo: gli arbitri, essendo esseri umani come i calciatori, gli allenatori, i presidenti e tutti coloro che "gravitano" intorno al mondo del calcio, sono soggetti ad errori. Quindi come un attaccante, anche il più forte, può sbagliare un gol a porta vuota; come un allenatore, anche il più vincente, può sbagliare una scelta tattica, così un arbitro può sbagliare nella concessione o meno di un rigore oppure nell'assegnazione di un cartellino.
Detto ciò, l'ultimo fine settimana è stato particolarmente "nero" per i direttori di gara. Non ci lanceremo nella disamina degli errori commessi in Serie A (la partita tra Fiorentina e Inter ne è piena tanto da portare allo stop per un turno del direttore di gara Valeri) ma concentreremo la nostra attenzione sui campi dei campionati dilettantistici a noi più vicini.
Nel girone A di Prima Categoria, ad esempio, la Virtus Liburia PT ha pubblicato un comunicato con il quale stigmatizza il comportamento dell'arbitro nella partita disputata contro il Qualiano. Non solo vengono condannati gli errori ma, e questo è estremamente più grave, anche il comportamento tenuto dal direttore di gara, definito dalla società casertana "saccente ed irritante". In Promozione, nelle scorse settimane, tra le tante, la Polisportiva Puglianello ha lamentato direzioni di gara non all'altezza. In Seconda Categoria, nel match tra Pannarano e Rotondi disputato ieri, l'arbitro, con i suoi modi di fare, ha contribuito a scaldare gli animi in campo. Anche l'Atletico Sannita lamenta conduzioni di gara che penalizzano la società beneventana.
Quando, nelle rare volte in cui è concesso un confronto con i dirigenti arbitrali, vengono fatti notare determinati tipi di errori la risposta che è solita sentirsi è: "Gli arbitri sono giovani ed in quanto tali devono crescere e fare esperienza". Il problema è che questa esperienza viene maturata sui sacrifici e sulle risorse economiche delle società: se la società "X" spende un certa cifra per allestire una squadra che possa, ad esempio, vincere un campionato, la stessa società non può vedere i propri sforzi umiliati dall'inesperienza dell'arbitro mandato a dirigere le proprie partite.
Tuttavia, volendo tralasciare gli errori e l'inesperienza che, come già detto, possono starci, quello che sta diventando intollerante per molte società è la mancanza, spesso totale, di tatto ed educazione da parte degli arbitri incaricati: ragazzini, a volte fin troppo giovani e mandati allo sbaraglio, che spesso si pongono con modi provocatori e con senso di superiorità nei confronti di allenatori e dirigenti che, data l'età, potrebbero essere loro genitori se non, in qualche caso, anche nonni. I regolamenti possono essere insegnati nei corsi di formazione dedicati agli arbitri ma l'educazione è un valore che ha radici più lontane e che si ha o non si ha e difficilmente può essere insegnata in poche sedute.
Quello che può, e dovrebbe, essere insegnato è il modo di porsi, da parte degli arbitri, nei confronti dei calciatori e di chi partecipa ad un incontro di calcio: un calciatore o un allenatore o un dirigente accetteranno di buon grado, o protesteranno di meno, se una decisione verrà comunicata loro con i giusti modi senza il voler per forza apparire saccenti o superiori.
Purtroppo è pura utopia pensare ad un confronto continuo tra arbitri, società, allenatori e calciatori ma questa è una speranza che chi vive il calcio continuerà sempre a coltivare perché nella vita l'unico modo per crescere è il confronto con gli altri.