Benevento. Si è toccato il fondo, o si cambia rotta o c'è il baratro B

La sconfitta subita ieri dal Benevento contro l'Udinese rappresenta certamente il punto più basso della stagione dei giallorossi. Un k.o. che fa male anche per il modo in cui è arrivato più che per le dimensioni della disfatta in termini di punteggio. La compagine friulana, con tutto il rispetto possibile, non è il Real Madrid ma ieri al "Vigorito" è parso esserlo.
Il Benevento ha giocato con un atteggiamento tra il pavido ed il rinunciatario, frutto anche del mantra "ricordiamoci da dove siamo venuti" oppure "i ragazzi più di tanto non possono fare", e ha commesso tanti errori, sia singoli che di squadra.
All'allenatore Filippo Inzaghi va imputato di aver tolto certezze alla squadra e di essere, già da qualche settimana ormai, in totale confusione tecnico-tattica. Ci sarebbe piaciuto conoscere i perché della sconfitta, al di là delle frase fatte sopra citate, ma la società, nella persona del presidente Vigorito, ha scelto la via del silenzio. Una via che, purtroppo, non consente di avere un dialogo e, quindi, di ottenere risposte anche se il tecnico piacentino ha dimostrato, in più di una occasione, di essere "allergico" a certe domande e di rispondere a quelle da lui ritenute scomode con evidente nervosismo.
Tuttavia, nello specifico della partita di ieri, evidenti sono stati gli errori, sia individuali che di reparto, dei calciatori in campo. Macroscopico quello di Glik sul gol siglato dal giovane Braaf: da un calciatore che può vantare l'esperienza del centrale polacco ci si aspetterebbe un rendimento diverso specie in certe partite. Invece, ieri soprattutto, è stato tra i primi a naufragare nel mare delle maglie bianconere. Depaoli, arrivato a gennaio, non è parso essere all'altezza di Letizia, calciatore che è stato chiamato a sostituire visti i problemi fisici dell'esterno napoletano. Lo stesso Gaich ieri è stato l'ombra di se stesso non riuscendo mai né a incidere personalmente né ad essere di aiuto al suo compagno di reparto Lapadula. L'uscita di Viola al termine del primo tempo, pur se gravato da un cartellino giallo, ha tolto verve al reparto nevralgico del campo che, nella ripresa, è diventato di sola corsa e muscoli ma senza avere alcun tipo di idea.
Come uscire da questa situazione? Un cambio tecnico, cosa per altro sempre negata dalla società, con sole quattro gare al termine della stagione, non avrebbe molto senso: se proprio si doveva scegliere di cambiare allenatore, allora la decisione doveva essere presa settimane fa, ora sarebbe più deleterio che di aiuto. L'idea migliore è quella di cercare di mettere insieme quanto di buono fatto fino ad ora, stringersi insieme per le ultime cinque gare di campionato e provare a fare quell'impresa che fino a gennaio sembrava essere alla portata del Benevento e che ora appare essere una chimera.
Unica nota positiva della giornata di ieri è stato l'affetto che i tifosi hanno tributato alla squadra prima dell'inizio della partita: un amore incondizionato, che prescinde da risultati e categoria ma che non può essere mortificato da prestazioni come quella offerta ieri dai ragazzi di Inzaghi.